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Di ville, osterie e brava gente: viaggio nella campagna tra Nonantola e Modena

Ci sono strade che più di tante altre raccontano chi siamo e cosa abbiamo fatto. 

Sono quelle strade che abbiamo percorso cento e mille volte, stanchi dopo una giornata di lavoro oppure eccitati nell’attesa di una serata di festa.

Ci sono strade che sono un po’ come la nostra vita, con tante curve oppure con dei rettilinei infiniti, in discesa o più spesso in salita.

Per me, quelle strade si trovano nella campagna tra Nonantola e Modena e oggi vi racconto cosa le rende così speciali.

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Strada nella campagna di Nonantola

LA CAMPAGNA TRA NONANTOLA E MODENA

Quante volte ho percorso quelle strade: in auto, in motorino, in bicicletta, sull’autobus che mi portava a scuola. A piedi, spesso di corsa, circondato dalla sconfinata campagna tra Nonantola e Modena: campi di grano e fossi, papaveri e querce.

Fin da quando ero ragazzo, quelle strade hanno rappresentato il collegamento con Modena, la grande città per me che venivo dalla campagna.

Verso la fine dell’autunno, quando la nebbia scendeva fitta e alla guida dell’auto non riuscivi a vedere più nulla, avevo imparato a contare i secondi che mi separavano da un incrocio all’altro. 

Ormai le conoscevo come le mie tasche e avevo cominciato ad amarle, soprattutto per il senso di libertà che mi trasmettevano. Nei giorni più limpidi, dalla campagna nonantolana si vedevano le cime dell’Appennino ed era come se l’intera provincia di Modena fosse, in quell’istante in cui te ne accorgevi, connessa da un’unica energia.

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Aspettando il tramonto…

VILLA SORRA E IL GIARDINO ROMANTICO

Oggi che a Modena ci vivo, quelle vie identificano l’unione con la mia infanzia e con la mia famiglia, che da Nonantola non se n’è mai andata.

Kiki invece le ha scoperte più tardi, quando ha conosciuto me. Nell’estate in cui l’Italia vinse i mondiali in Germania, lei sfrecciava lungo la Via Nonantolana sulla sua Fiat Punto per venirmi a trovare. 

La strada è anche questo: quel tempo percorso pensando all’amore e alla felicità, con l’autoradio a palla e il finestrino abbassato.

Tra le nostre gite preferite nella campagna di Nonantola c’era quella a Villa Sorra, una dimora storica vicino a Gaggio in Piano circondata da un parco stupendo.

In auto ci si arriva percorrendo Via Mavora, per poi svoltare in Via Pieve, poco prima del paese di Gaggio.

A noi però piaceva arrivarci in bicicletta, seguendo le strette strade di campagna e le vie sterrate, lentamente. Via Masetto, poi Via Bollitora per raggiungere Rubbiara, dove si trova l’osteria di Italo Pedroni: un vero personaggio, del quale fra poco vi racconteremo la storia.

E poi Via Imperiale Est, strada secondaria ma dal nome importante, e infine Via Temide ed eccola lì, Villa Sorra! 

C’è il grande parco, amatissimo dalle famiglie e soprattutto dai bambini che giocano a pallone e corrono sul prato senza pensieri, e c’è il giardino romantico, che è di una bellezza rara, nonché uno dei più importanti esempi di giardini informali dell’Emilia-Romagna.

Presente nell’elenco dei Luoghi del Cuore FAI e vincitore del premio della giuria popolare per il Parco Più Bello d’Italia nel 2016, oggi può visitare solo accompagnati dal personale dell’associazione GAN, guide autorizzate di Nonantola. 

Da bambino mi sembra di ricordare che si potesse visitare da soli, e ricordo ancora quanto fossi attratto dalle rovine del castello e dal lago che le circonda, pieno di ninfee.

All’interno di Villa Sorra invece sono entrato una volta soltanto, ma è passato davvero troppo tempo per ricordarmi qualche dettaglio delle sue stanze. Venne fatta costruire nel 1700 da Antonio Sorra, sia come dimora di villeggiatura, sia per sovraintendere le lavorazioni nei campi di proprietà della famiglia. 

All’interno, nel grande salone centrale d’ispirazione barocchetta emiliana e nelle stanze attigue, si trovano innumerevoli dipinti e decorazioni su tela, che rappresentano la storia di Villa Sorra e dei giardini, oltre ad un museo del lavoro contadino ed artigiano. 

La speranza è quella di poter tornare a visitarla presto, perché è una delle dimore storiche più affascinanti del territorio modenese e non solo.

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Villa Sorra, dimora storica nella campagna di Nonantola
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L’Aranciera nel Giardino Romantico di Villa Sorra
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Nel parco di Villa Sorra

L’OSTERIA DI RUBBIARA DI ITALO PEDRONI

A Rubbiara fino a poco tempo fa le case si potevano contare sulle dita delle mani, mentre l’osteria dei Pedroni esisteva già nel 1862.

La prima volta che ci andai fu in occasione del pranzo di matrimonio dei miei zii: ero poco più di un ragazzo e ricordo che la raccomandazione dei miei genitori fu quella di finire, volente o nolente, tutto quello che mi veniva servito nel piatto. Non che ci fosse bisogno di dirmelo, ero di bocca buona, ma ovviamente, incuriosito, chiesi il motivo. La risposta fu lapidaria: “Altrimenti Italo non ci porta più niente”.

Italo Pedroni è uno di quei personaggi il cui carattere rende leggendario il posto che amministrano. Italo è un oste d’altri tempi, per il quale il detto “Patti chiari, amicizia lunga” vale sempre, vale tutto. Da lui si mangia divinamente, ma quando si entra devi lasciare il cellulare, che viene chiuso in un armadietto. Poi, oltre al fatto che se non finisci quello che hai nel piatto ti puoi scordare il resto, devi sapere che da lui mangiano “prima gli uomini, poi le donne se ne rimane”. Lo trovate un atteggiamento maschilista? State a casa vostra allora!

Che poi, alla fine, ho sempre pensato che fosse una trovata “pubblicitaria”, perché se lo guardi negli occhi, Italo è un buono, uno di quelli che ci mettono l’anima in tutto quello che fanno. E lo fanno bene, come il pollo al lambrusco, i tortellini in brodo o gli strichetti al ragù, o ancora l’aceto balsamico di produzione propria, una tradizione che dura da quando l’osteria aprì i battenti nel 1862.

Che voglia di tornare da Italo, magari questa volta io e Kiki visiteremo anche la sua acetaia, dove è custodito uno dei tesori più preziosi della nostra terra.

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L’Osteria di Rubbiara di Italo Pedroni – foto presa dal web

NONANTOLA E I RAGAZZI DI VILLA EMMA

Da quel piccolo agglomerato di case circondato dalla campagna che risponde al nome di Rubbiara, ha inizio anche la storia di un altro personaggio illustre di Nonantola, Don Arrigo Beccari.

Nel 1939 viene infatti nominato parroco della piccola chiesa di San Pietro, dove rimase fino al 1980. C’è però un momento molto importante in cui Don Arrigo diventò un vero eroe per tanti ragazzi. Era il 1942, infatti, quando 73 giovani ebrei arrivarono a Nonantola da varie parti d’Europa, per essere accolti in quella che sarebbe stata per diverso tempo la loro casa, il loro rifugio per evitare i nazifascisti: Villa Emma

In quella dimora storica alle porte del paese, che oggi si può ammirare percorrendo Via Mavora, i ragazzi vissero e studiarono per mesi, fino al fatidico 8 settembre 1943, giorno dell’occupazione nazista. Don Arrigo Beccari e il dottor Giuseppe Moreali riuscirono, nel giro di poche ore, a nascondere tutti i profughi ebrei, nel seminario abbaziale, dalle suore ospedaliere e nelle case di varie famiglie nonantolane, salvandoli da una morte certa. 

Rimasero nascosti organizzando la fuga per oltre un mese e, tra il 6 e il 14 ottobre del ’43, i ragazzi lasciarono Nonantola per raggiungere la Svizzera e successivamente, dal porto di Barcellona, Israele. Fondamentale fu anche il supporto del Comune di Nonantola, che si occupò della stampa della carta d’identità dei ragazzi: sui documenti mancava la dicitura “appartenente alla razza ebraica”, che sarebbe stata obbligatoria dall’agosto del 1942. L’assenza di questa annotazione avvantaggiò moltissimo il gruppo, era annotata soltanto la cittadinanza oppure l’indicazione apolide.

Villa Emma è un simbolo di resistenza e libertà, di solidarietà e pace: da nonantolano, sono fiero di poterla annoverare come uno dei luoghi più importanti della mia terra.

Don Arrigo Beccari venne nominato Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana nel 1961, e Giusto tra le Nazioni nel 1964.

Che ne sapevo io, ragazzino con un pallone sempre attaccato ai piedi, quando lo vedevo passeggiare davanti alla Pieve di San Michele. Aveva uno sguardo severo, un atteggiamento forse burbero, ma i suoi occhi nel profondo rivelavano una bontà infinita.

Ho scoperto solo recentemente che Don Arrigo ha sposato i miei genitori, un giorno d’autunno di ben 46 anni fa. La sua storia è legata in modo indissolubile a Villa Emma, ma anche a tutti quei ragazzi che ha visto crescere e che ha contribuito, attraverso il suo esempio e i suoi insegnamenti, a rendere uomini migliori.

Proprio in questi giorni, una notizia gli avrebbe regalato un luminoso sorriso: in Israele, nella città di Rosh Haayin è stato inaugurato un parco dedicato a tutte le persone di buon cuore di Nonantola che hanno salvato i ragazzi di Villa Emma.

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Villa Emma a Nonantola
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Il memoriale davanti a Villa Emma a Nonantola

Grazie al progetto Strade Lente, che abbiamo inaugurato la scorsa settimana, ho potuto raccontarvi un po’ della mia terra, dei tesori nascosti nella campagna tra Nonantola e Modena. Storie di luoghi e persone che hanno fatto e fanno parte della mia vita, ma connesse trasversalmente a tante altre. 

Questo è ciò che siamo, e forse questi tempi difficili ce lo stanno insegnando: uniti sotto un unico cielo, connessi da un’immensa energia che può renderci persone migliori, se sappiamo cogliere i messaggi che la natura ci manda.

Perciò ricominciamo a viaggiare dall’Italia, ma soprattutto torniamo a dare più importanza a ciò che ci circonda. 

Proviamoci, insieme.

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Alessandro Mazzini

Alessandro Mazzini

Ho iniziato a viaggiare quando ero ancora bambino e da allora non ho più messo la testa a posto. Scoprire posti nuovi è la cosa che più mi piace e mi fa stare bene...E da quando conosco Chiara condivido questa passione con lei, che è la mia metà! Insieme prepariamo il trolley per la prossima destinazione, che sia una fuga d'amore, una semplice gita fuori porta o un'avventura da ricordare per tutta la vita!

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8 commenti su “Di ville, osterie e brava gente: viaggio nella campagna tra Nonantola e Modena”

  1. Mi piace proprio, questo nuovo appuntamento con Stade Lente. E’ rilassante più che mai. Non ci porta in Thailandia o in Vietnam….Ma guardate dove ci porta! Dove la strada sembra infinita, tra le balle di fieno, tra antiche dimore, ad assaggiare tortellini in brodo…!

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    • Mamma mia, hai pronunciato la parola magica, quella che non mi sono attentato a dire nell’articolo perché sennò si scatena la famelicità: i tortellini in brodo!!! 😀
      Grazie ragazzi, sono contento che questo appuntamento vi piaccia, e soprattutto che sia qualcosa di rilassante: di questi tempi ci vuole proprio! 😉

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  2. Sai cosa ho capito subito leggendo questo tuo articolo? Che tu ami tanto la tua terra.
    L’hai raccontato con tutta la passione e l’amore che potevi e lo hai fatto regalandoci i tuoi ricordi.
    PS, io l’Emilia la immagino proprio così

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    • Eh Simo, con la mia terra c’è sempre stato un rapporto di amore/odio, come avviene a tanti di noi: quando ci vivi, ti accorgi soprattutto dei difetti! Ma sono sempre stato convinto che questo lembo di terra abbia davvero tanti tesori e sono felice di poterne parlare! Ti aspettiamo da noi, per un pranzo in osteria: sono sicuro che anche per te sarà un colpo di fulmine, come per noi lo è stato la Puglia! 😉

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  3. Riesco ancora a credere che dalle situazioni peggiori a volte nascano fiori. Se è questo il risultato di un riposo forzato per noi viaggiatori, uno sguardo nuovo, più vero alle cose belle e alle storie autentiche, beh allora un fiore è sbocciato. Bravissimi.

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    • De André diceva che dai diamanti non nasce nulla, dal letame nascono i fiori! E qui da noi il letame abbonda, Benedetta! 😀
      Scherzi a parte, ti ringrazio di cuore per le tue parole, mi hai fatto emozionare e te ne sono grato. Ti mando un abbraccio grande, così grande da collegare l’Emilia alla Sicilia! Quella Sicilia che è parte di noi! 😉

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  4. La tua terra – che evidentemente ami tantissimo – è una delle zone che spero di poter conoscere meglio nei prossimi mesi. E poi sarà che certe immagini mi ricordano molto, il Piemonte, dove sono nata e dove vivo tuttora.
    Poi vuoi mettere, con tutte le osterie che ci sono e tutte le cose buone da mangiare, è proprio il posto che fa per me!

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    • Ciao Silvia, vedrai che ti piacerà tantissimo! Non solo il paesaggio o i monumenti, ma l’atmosfera, il parlare con la gente e poi assaggiare le nostre specialità. Nelle osterie e trattorie fuori città difficilmente si sbaglia, ma se vuoi qualche consiglio anche per il centro storico noi siamo qui. Ti aspettiamo! 😉

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