Il vento ululava la sua rabbia tra i boschi sopra Vallorsara, il cielo d’improvviso si era fatto scuro e non prometteva nulla di buono. I tre monaci si scambiarono un rapido sguardo e decisero, nonostante tutto, di proseguire.
Iniziò a nevicare, prima lentamente, poi con una furia senza precedenti.
Sognavano le loro tranquille stanze, lassù in Borgogna, ma ora dovevano arrivare vivi al santuario, sospeso ad oltre mille metri d’altitudine tra le valli del Dolo e del Dragone.
Con la paura negli occhi e la speranza nel cuore, rivolsero le loro preghiere alla Madonna venerata nella loro abbazia, a quasi mille chilometri di distanza.
“Saint Marie de la Pierre qui vire…”
La tormenta di neve non dava scampo ai monaci francesi. Allo stremo delle forze, uno di loro intravide una luce in lontananza, fioca, ma reale. E fu così che quella notte scamparono al peggio. Si salvarono, e successivamente, in segno di gratitudine, decisero di donare alla Badia di Frassinoro un dipinto che ritraeva la Beata Vergine della “pierre qui vire”. Parole che tradotte dal francese all’italiano significano “la pietra che ruota”.
Fu così che l’abitato intorno al Santuario Madonna della Neve prese il nome di Pietravolta, il punto di partenza del nostro itinerario di oggi.
Torna l’appuntamento con Strade Lente, il nostro progetto nato dalla voglia di raccontare le bellezze nascoste della nostra Italia, percorrendo le strade secondarie, poco conosciute e frequentate.
Pronti, trolley…via!

IL SANTUARIO DI PIETRAVOLTA
Il Santuario Madonna della Neve di Pietravolta si trova in un punto panoramico magnifico dell’Appennino Modenese. La vista spazia dalla Valle del Dolo alle cime più alte del territorio reggiano, dal Monte Cusna al Monte Prado.
L’autunno è appena iniziato e i colori delle valli del Dolo e del Dragone, i due corsi d’acqua che contraddistinguono questo territorio in buona parte ancora vergine, regalano emozioni forti.
Un tempo Pietravolta era un luogo molto frequentato dai pellegrini che percorrevano la Via Bibulca per recarsi in visita al santuario, prima di proseguire verso San Pellegrino in Alpe e la Toscana.
La Bibulca era chiamata anche Via Imperiale, per via delle sue ampie dimensioni, che permettevano il passaggio di carri trainati da due buoi, ma anche per l’alto costo del pedaggio necessario transitarvi.
Il Santuario Madonna della Neve era uno dei principali luoghi di sosta, anche per via del dipinto della Beata Vergine, ritenuto miracoloso.
Oggi Pietravolta è silenziosa e quasi dimenticata, ma per chi ama le escursioni e la contemplazione dei paesaggi autunnali rappresenta una destinazione perfetta.

RICCOVOLTO VECCHIO E L’ALTA VALLE DEL DRAGONE
Con una semplice passeggiata, dal Santuario Madonna della Neve di Pietravolta ci dirigiamo verso l’antico abitato di Riccovolto.
Il sentiero n. 593 del CAI affianca la strada provinciale, prima a sinistra, poi l’attraversa per condurci sul versante che guarda la Valle del Dragone. All’intersezione con il sentiero CAI 575, svoltiamo a destra e scendiamo verso l’abitato di Riccovolto Vecchio.
Piano piano la vista si apre sulla selvaggia Valle del Dragone, così chiamata da tempo immemore poiché nelle giornate di burrasca il torrente che l’attraversa diventava imprevedibile e letale come il mostro mitologico, causando grandi danni con le esondazioni e, nel peggiore dei casi, perfino la morte.
La selva romanesca, la folta foresta di faggi che circonda il Torrente Dragone, fa oggi molta meno paura e noi possiamo goderci i colori dell’autunno in tutto il loro splendore.
Basta davvero poco per raggiungere Riccovolto Vecchio, dove delle belle case ristrutturate in sasso si affiancano all’Oratorio di San Pietro e ai ruderi del passato. Un tempo su questo versante dell’Alta Valle del Dragone sorgeva un castello e un oratorio dedicato a San Biagio, ma di quelle costruzioni non rimane alcuna traccia.




STRADE LENTE NELLE VALLI DEL DOLO E DEL DRAGONE: IL LAGO E LA DIGA DI FONTANALUCCIA
Tornati a Madonna di Pietravolta, risaliamo in auto per raggiungere il paese di Fontanaluccia, sulla riva destra del Torrente Dolo.
La discesa sulla strada provinciale 35 verso il borgo regala bellissimi panorami verso l’Appennino Tosco-Emiliano e, di tanto in tanto, si intravede anche il Lago di Fontanaluccia, la nostra prossima tappa.
Incastonato nella Valle del Dolo, il lago si è formato a seguito della costruzione della diga tra Fontanaluccia, nel versante modenese, e Gazzano, in territorio reggiano.
Realizzata interamente in pietra negli anni ‘20, la diga chiude il corso del Torrente Dolo: le acque dell’invaso vengono convogliate alla centrale idroelettrica di Farneta, attraverso una lunga canalizzazione sotterranea.
Per raggiungere la diga, noi oltrepassiamo il confine con la provincia di Reggio Emilia e parcheggiamo l’auto vicino alla Chiesa di San Marco a Gazzano.
Da qui parte un sentiero semplice che in un quarto d’ora conduce sulla diga.
Una passeggiata panoramica che ci regala un altro punto di vista del nostro Appennino Modenese, con il Lago di Fontanaluccia a rendere magnifico il paesaggio.
Ci fermiamo qui, a contemplare lo spettacolo della natura, seduti su una panchina con il nostro pranzo al sacco e un sole splendido a farci compagnia.



Esplorando le Valli del Dolo e del Dragone abbiamo scoperto nuove leggende e meraviglie dimenticate del nostro territorio.
Santuari ad oltre mille metri d’altezza e castelli ormai scomparsi, torrenti e foreste dai nomi leggendari, laghi e cammini storici.
Viaggiando lentamente, su e giù per il nostro Appennino Modenese, ogni volta torniamo a casa con nuove storie da raccontare e vi diciamo la verità: non vediamo l’ora di svelarvi la prossima!
Qualcuno sussurra già di un paese fantasma, da raggiungere con un bel trekking, proprio nella Valle del Dragone.
A presto, amici!
4 commenti su “Strade lente e leggende nelle valli del Dolo e del Dragone”
Continuo a seguirvi, siete bravissimi.
Grazie Luigi! 🙂
Continueremo a raccontare la nostra bella Italia, con ancora più entusiasmo di prima! 😉
Che meraviglia e che pace. Bella la leggenda che fa da cornice all’articolo. Viene voglia di mettersi subito in cammino. La possibilità di scoprire pezzetti del nostro territorio e di poterlo fare a piedi, lentamente, si è ,in questo momento storico, rivelato una grande risorsa. Grazie ragazzi. Bravi!
Vero, quest’anno in tantissimi hanno preferito il contatto con la natura e il viaggio lento, a discapito di mete più blasonate. Forse per alcuni si è trattato di una rivelazione, di scoprire un nuovo modo di viaggiare e la speranza è che lo slow tourism non sia soltanto una moda passeggera, ma un trend in costante crescita! Vedremo, nel frattempo…buon cammino Benedetta! E grazie di essere passata di qua! 😉