“L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso”.
Quello che vi racconto oggi è un viaggio che dura ormai da più di un decennio e che quest’anno mi ha visto tornare, in una veste diversa, nel paese dove sono cresciuto: Nonantola.
Borgo d’arte e città dell’Abbazia, Nonantola è uno dei luoghi da non perdere nei dintorni di Modena.
Famoso soprattutto per l’abbazia benedettina e per l’episodio legato a Villa Emma, luogo in cui trovarono rifugio 73 ragazzi ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, il piccolo centro emiliano ha tantissimo da offrire al turista. E devo essere sincero: tante cose non le conoscevo, tante cose le ho scoperte soltanto ora, in questo periodo così assurdo che però ci ha riavvicinato alla nostra terra, alle nostre radici.
In questi ultimi dieci anni ho viaggiato tanto e forse sono diventato una persona diversa da quella che correva dietro un pallone senza pensieri per la testa, nel campo sportivo della Pieve di Nonantola.
Allora oggi sul blog vi racconterò di Nonantola non più con gli occhi di un ragazzo, ma di un adulto che ha scoperto di non aver mai smesso di amare il paese dove è cresciuto.
Pronti, trolley…via!
NONANTOLA, UN TUFFO NEL MEDIOEVO
Il nostro itinerario per il centro storico di Nonantola parte dalla Torre dei Modenesi, costruita nel 1261 sui resti di una torre-porta più antica, le cui origini sono da ricondurre alla metà dell’XI secolo: essa fu parte integrante di un sistema di fortificazioni voluto dall’abate Gotescalco, che circondava il monastero, le abitazioni in legno e innumerevoli orti.
Del fossato esterno, del portale d’accesso e del ponte levatoio originari non rimane alcuna traccia, ma fermandosi in Piazza del Pozzo e guardando verso la torre si può immaginare come sia stata la vita del borgo nel Medioevo: un fiorire di attività artigiane e di commerci, sotto lo sguardo attento delle sentinelle di vedetta.
La Torre dei Modenesi, alta 30,5 metri, nel corso dei secoli venne utilizzata con scopi diversi: da prigione nel XVII secolo, ad abitazione per i più poveri ad inizio ‘900 fino a rifugio antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale.
LA RESIDENZA NUOVA DELLA PARTECIPANZA AGRARIA
Proseguendo su Via Roma in direzione Abbazia sulla sinistra troviamo la Residenza Nuova della Partecipanza Agraria, proprietà collettiva la cui origine risale al Medioevo, per la precisione nel 1058, per mano dell’Abate Gotescalco.
Proprietà collettiva dunque, non pubblica e nemmeno privata: un “altro modo di possedere”, ente morale nel 1898 e normata oggi dalla legge del 2017.
Tra le Partecipanze Agrarie emiliane, quella di Nonantola è la più antica, e ad oggi sono ventidue le famiglie storiche che partecipano alla gestione dei terreni collettivi, in un territorio che ha un’estensione di 760 ettari divisi tra campi coltivati e bosco.
Per scoprire tutti i segreti della Partecipanza Agraria di Nonantola, visionare le mappe e gli stemmi delle famiglie storiche dei Partecipanti, è possibile visitare l’importante archivio custodito nelle sale del Palazzo Vecchio, ove ha sede anche una acetaia a scopo didattico. Orari: giovedì e sabato ore 9.30 – 12.30 con ingresso gratuito. Per informazioni telefonare al 059549046.
L’ABBAZIA DI NONANTOLA E IL MUSEO BENEDETTINO E DIOCESANO D’ARTE SACRA
Quando ero ragazzo e scorrazzavo in bicicletta per il centro storico di Nonantola, rimanevo sempre colpito dalla quantità di persone che visitavano l’Abbazia. Quasi ogni giorno arrivavano in paese pullman carichi di turisti, tanti dei quali stranieri, diretti verso la chiesa: il motivo di tale afflusso lo scoprii soltanto qualche anno più tardi, quando cominciai ad interessarmi alla storia di Nonantola.
Fondata nel 752 D.C., l’Abbazia è una delle più importanti e affascinanti basiliche romaniche europee e i tesori architettonici che custodisce, sia all’esterno che all’interno delle sue mura, sono inestimabili.
L’attiguo Museo Benedettino e Diocesano di arte sacra rappresenta la naturale prosecuzione della visita: vi si possono ammirare pergamene, reliquiari, oggetti preziosi e documenti che riportano l’effige di Carlo Magno, probabilmente ospite del monastero durante il suo viaggio a Roma, dove sarebbe stato incoronato Imperatore dei Romani il giorno di Natale dell’anno 800.
L’Abbazia è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 20, mentre il Museo Benedettino è visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 12,30, venerdì sabato e domenica anche nel pomeriggio dalle 14 alle 18.
LA TORRE DEI BOLOGNESI E IL MUSEO DI NONANTOLA
Baluardo difensivo del settore orientale, la Torre dei Bolognesi svetta nel cielo azzurro di Nonantola dall’alto dei suoi 38,13 metri.
Dal 2007 al suo interno è ospitato il Museo di Nonantola, un vero viaggio nella storia del paese emiliano, a partire dai primi insediamenti risalenti all’Età del Bronzo, fino ai nostri giorni.
Il piano terra è riservato alla storia di Villa Emma, una grande villa settecentesca alle porte di Nonantola, dove trovarono rifugio, scampando ad una morte certa nei campi di concentramento nazisti, diversi ragazzi ebrei.
Viene la pelle d’oca guardando i loro sguardi e le immagini in bianco e nero di quegli anni, raffiguranti vari momenti di vita all’interno e all’esterno della villa nonantolana.
Si vedono i ragazzi con Ernesto Leonardi, un contadino di Nonantola che li addestrava ai lavori agricoli, c’è Sonja Borus, il cui diario, scritto in quei giorni di incertezza ci offre la visione di un adolescente in un momento così drammatico per la storia dell’umanità. Infine c’è Josef Indig, l’accompagnatore dei ragazzi, che attraverso il suo diario “Anni in fuga”, ci riporta la cruda visione di un adulto di quegli anni così difficili.
C’è lo sguardo buono di Don Arrigo Beccari, l’espressione seria del dottor Giuseppe Moreali, due figure fondamentali nella fuga dei 73 rifugiati la notte dell’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio con gli Alleati.
In attesa del grande memoriale che verrà realizzato proprio di fronte la storica villa nonantolana, conoscere la storia dei ragazzi di Villa Emma attraverso questo percorso è un’esperienza coinvolgente ed emozionante.

DAL NOVECENTO ALL’ETÀ’ DEL BRONZO
Basterebbe la visita a piano terra, insomma, per giustificare la visita al Museo di Nonantola, ma i piani superiori sono altrettanto interessanti.
Il percorso museale si sviluppa in un viaggio a ritroso nel tempo, attraverso i quattro piani della torre: si parte dal Novecento al primo piano per arrivare all’Età del Bronzo al quarto piano. Come un’ascesa verso la conoscenza, verso le origini di questo piccolo ma importante paese nei dintorni di Modena.
Colpisce ad esempio, al primo piano, la Bandiera dei Caduti della Seconda Guerra Mondiale, ove sono ricamati i nomi dei caduti, partigiani e civili, di Nonantola. Un simbolo che racconta di un paese che ha lottato contro il fascismo e il nazismo.
Al secondo piano del museo abbiamo ammirato alcune mappe topografiche storiche, una delle mie passioni, oltre a fotografie aeree che rappresentano in maniera chiara i cambiamenti del paesaggio agricolo nonantolano.
La sezione riservata alla Partecipanza Agraria è cospicua: i diversi pannelli scorrevoli mostrano l’evoluzione del territorio di proprietà collettiva, con un approfondimento riservato all’Oasi del Torrazzuolo, un’Area di Riequilibrio Ecologico nel cuore della Partecipanza.
IL MUSEO DI NONANTOLA E GLI SCAVI DELL’UNIVERSITÀ DI VENEZIA SULL’ABBAZIA DI SAN SILVESTRO
Saliamo ancora, per raggiungere il terzo piano della Torre dei Bolognesi. Quest’area è riservata ad un ampio spazio temporale, individuato tra il XVII secolo e il Medioevo. Interessante è ammirare, nei pannelli-libro, l’evoluzione dell’insediamento nonantolano, grazie a delle accurate rappresentazioni grafiche, oltre a scoprire com’era all’origine l’edificio più importante di Nonantola: l’abbazia di San Silvestro.
Grazie agli scavi archeologici effettuati dall’Università di Venezia, si è riusciti ad individuare sia l’abitazione del primo abate Anselmo, sia un edificio che sembra essere la chiesa di epoca longobarda.
Gli scavi sono proseguiti anche in Piazza Liberazione, luogo nel quale si è identificata la chiesa di San Lorenzo, citata per la prima volta agli inizi del XII secolo: un altro tesoro rinvenuto nel sottosuolo di Nonantola!
Sui pannelli touch screen, posizionati al terzo piano del Museo di Nonantola, è possibile approfondire, tramite fotografie, schede tecniche e filmati, tutti i luoghi interessati dagli scavi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

NONANTOLA DALL’ALTO: IL BELVEDERE DELLA TORRE DEI BOLOGNESI
Al quarto piano del museo si conclude il nostro viaggio nel tempo: è un ritorno alle origini di Nonantola, passando dal periodo romano fino alla terramara di Redù, risalente all’Età del Bronzo.
Sono diversi i reperti recuperati nel corso del tempo, sia durante gli scavi, sia durante le cosiddette ricognizioni di superficie dei campi nel territorio di Nonantola: essi riconducono a vari siti, tra cui il villaggio etrusco della Galaverna e quello della Golfiera, entrambi risalenti all’Età del Ferro.
Uno dei reperti più importanti e preziosi è la Lamina Aurea, un disco d’oro decorato con una particolare tecnica che porta a presumere che Redù fosse, nell’antichità, un importante centro di culto, per la precisione legato al culto del sole.
Durante la visita, abbiamo visto l’evoluzione del territorio di Nonantola nel corso dei secoli, ora saliamo infine al belvedere per ammirarla come mai avevamo fatto prima.
Mi ci sono voluti quarant’anni per arrivare a vederti da quassù, ma ce l’ho fatta. Io sono cambiato tanto, ma anche tu non scherzi: in ogni caso, sei proprio bella!
Dall’alto della Torre dei Bolognesi, la vista spazia a 360 gradi sul territorio circostante.
Da Villa Emma e dalla Torre dei Modenesi ad ovest, dove è iniziata la nostra passeggiata, passando sull’Abbazia di San Silvestro e la Pieve di San Michele Arcangelo, fino all’immensa area della Partecipanza Agraria di Nonantola, meta della nostra escursione in bicicletta che stiamo per raccontarvi!
Il Museo di Nonantola è aperto sabato, domenica e festivi dalle ore 9:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18:30. L’ingresso è gratuito. Le visite guidate al museo e ai laboratori didattici sono su appuntamento telefonando al 059896656.
LA PARTECIPANZA AGRARIA DI NONANTOLA IN BICICLETTA
Qualche tempo fa, con il nostro progetto Strade Lente, vi avevamo portato sulle strade di campagna tra Nonantola e Modena, arrivando fino a Villa Sorra.
Questa volta la nostra rotta è verso nord est, in sella a due biciclette noleggiate da eGo eBike: partiamo dal centro storico di Nonantola per raggiungere la Partecipanza Agraria!
L’itinerario che abbiamo seguito è un’immersione nella natura incontaminata, il modo perfetto per staccare da tutto e godersi il paesaggio bucolico della campagna nonantolana.
Lasciandoci alla spalle l’Abbazia di Nonantola, passiamo accanto alla chiesa di Santa Maria Fuori le Mura prima e alla Pieve di San Michele, fino a raggiungere Via Prati.
Qui la ciclabile ci accompagna lentamente verso i campi della Partecipanza, dove il maggengo, il fieno di primo taglio, è stato trasformato nelle caratteristiche balle.

LA PARTECIPANZA AGRARIA DI NONANTOLA: UN PO’ DI STORIA
Dal Medioevo ad oggi niente è cambiato, ma tutto è diverso.
Nel 1058 l’Abate Gotescalco concesse l’uso di questo immenso territorio, costituito da “selve, paludi e pascoli”, al popolo nonantolano, dando origine alla più antica forma di Partecipanza Agraria in Emilia.
Per usufruire dei privilegi della concessione, trasmissibili per via ereditaria, occorreva essere residenti nel borgo, impegnarsi nella costruzione di parte delle fortificazioni (mura e fossato) e difendere il monastero e il territorio di Nonantola da tutti i nemici.
Attualmente le famiglie storiche della Partecipanza sono 22, uomini e donne discendenti, in linea maschile, di coloro che fin dal Medioevo si occuparono della gestione dei terreni concessi dall’abate.
IL BOSCO DI NONANTOLA
La nostra escursione in bicicletta entra nel vivo: siamo alla fine di Stradello Prati, nel punto in cui inizia il Viale delle Querce, detto anche “Caradon dal Bòsc”.
Il Bosco di Nonantola ha origini antichissime, tuttavia nel corso del 1800, per fare spazio a nuovi campi coltivati, venne quasi completamente abbattuto. Ci sono immagini aeree che fanno impressione: l’area appariva quasi desertica, senza la presenza di un solo albero.
Dal 1996 ad oggi, per fortuna, tutto è cambiato: a partire dagli anni ‘80, ci sono stati diversi interventi di ripristino naturalistico, un graduale rimboschimento e una sempre maggiore attenzione e valorizzazione del territorio della Partecipanza.
Raggiungiamo la Casa della Guardia, luogo dove vengono organizzati diversi eventi, tra cui “Degusta Stelle”, una magica serata di calici di lambrusco sotto le stelle in programma per metà settembre.
Qui si trova anche Campo Catalogo, un orto didattico all’interno del quale è possibile ammirare un vitigno autoctono e diverse specie di alberi da frutto, piante aromatiche e ortaggi. Una vera oasi di pace in cui fermarsi ad imparare, annusare i profumi ed ammirare i colori della natura.
L’OASI DEL TORRAZZUOLO
Dalla Casa della Guardia della Partecipanza basta attraversare la strada per entrare nell’Oasi del Torrazzuolo, un’area naturalistica tra le più importanti, per estensione e diversità degli habitat, dell’intera Pianura Padana.
In bicicletta si attraversa il bosco della “Valle di Sotto”, dove regna il silenzio assoluto intervallato dai suoni della natura, fino a raggiungere il Lago della “Valle di Sopra”. Qui c’è un punto d’osservazione dove è possibile ammirare le specie di uccelli presenti nell’area (se ne contano oltre 200), e in questo periodo anche la sterna, che ha nidificato proprio al centro del lago.
L’Oasi del Torrazzuolo è il cuore naturalistico della Partecipanza: un luogo dove rigenerarsi, staccare la spina e sorprendersi. Mentre pedalavamo senza fretta lungo il sentiero a bordo del lago, sono apparsi all’improvviso tre coniglietti: non avevano nessuna paura, si sono avvicinati e si sono fatti fotografare, per poi ritornare nel boschetto come se nulla fosse.
Magia del momento, quasi al tramonto, nella campagna di Nonantola.
Lentamente rientriamo verso il paese, con paesaggi da favola negli occhi e tanta consapevolezza in più. Da ragazzo in Partecipanza ci andavo spesso, ma certi luoghi non li avevo mai visti, o forse sì ma con occhi diversi. Oggi ho capito una volta di più, semmai ne avessi ancora bisogno, che ciò che abbiamo a due passi da casa è un tesoro che spesso sottovalutiamo, al quale diamo scarsa importanza.
Basta poco, qualche passo in più, la curiosità di capire e conoscere la propria terra, per scoprire luoghi e storie che di fatto sono sempre stati parte di noi, di ciò che siamo stati e di quello che siamo diventati.
Ricordate?
“L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso”.
Vi aspetto nella mia terra, a Nonantola, magari per brindare insieme sotto le stelle a settembre!
5 commenti su “Nonantola tra arte, storia e natura: un borgo da scoprire nei dintorni di Modena”
A volte bisogna andare via da certi posti per poterli poi raccontare con occhi diversi; come è successo a te con Nonantola a me è successo con Caorle – città natale che sono arrivato perfino a odiare nell’età dell’adolescenza -.
Grazie Ale per questo post, ho scoperto un nuovo borgo in quel di Modena e se non sbaglio ne parli anche nel libro di Andrea Petroni
Vero, la penso come te Luca: la lontananza ti porta a guardare il paese dove sei cresciuto da un diverso punto di vista. E scoprire che forse non era così male, anzi…scoprire che tanti posti li conoscevi solo di nome, mentre bastava così poco perche rientrassero tra i luoghi del cuore.
Scrivere il mio piccolo racconto su Nonantola per il libro dei borghi mi ha portato indietro nel tempo, e mi ha fatto capire che c’era tanto da dire, e fare, molto più di qualche paragrafo!
Sono curiosissimo di leggere il tuo contributo su Caorle! Ormai ci siamo! 🙂
Il leprotto è troppo carino (giuro, non ho fatto pensieri cattivi su di lui 😛 )
Quanto hai ragione quando dici che sottovalutiamo quello che c’è a due passi… ma io proprio non ce la faccio, è più forte di me, non la avverto proprio come “la mia terra” il postaccio in cui vivo.
Ma voi siete fortunati, avete dei dintorni incantevoli. Mi avete fatto conoscere un altro tassello del puzzle di una regione di cui so praticamente pochissimo! Storia, natura e buon cibo. E anche belle architetture! 😉
Ahahah Dani, no infatti il leprottino lasciamolo tornare illeso nel boschetto!!!
Sai, credo che alla fine il nostro legame con il paese o la città dove abitiamo sia sempre altalenante, spesso bisogna allontanarsi per apprezzarne le cose belle. Poi c’è che noi viaggiatori siamo anime erranti, e a volte ci sentiamo più affini a luoghi così lontani, così sperduti, che è una strana sensazione. Come se in una vita passata ci collegasse a quel posto. Ti è mai capitato? A me qualche volta, poche, ma è stata come una rivelazione!
Grazie per aver descritto così bene i tesori ,la storia,e le bellezze di Nonantola!!tutto da vedere???
Moira