Inferno in Piazza San Carlo

È stata una settimana difficile, non ve lo nascondo. Volevamo far uscire un altro tipo di articolo, che parlasse di cose belle, di itinerari per l’estate in arrivo. Ma non ce l’ho fatta. Ho ancora la mente ai fatti di sabato sera a Torino, in Piazza San Carlo, dove sono stato colto da una paura mai provata prima, neanche durante la notte del terremoto nel maggio del 2012. Voglio però raccontarvi il mio punto di vista, quello che ho vissuto e quello che ho visto in quegli istanti che riesco a ricordare.

 

Paradiso

Sabato mattina, apro gli occhi e il sole splende al di là delle tende.È il grande giorno, il giorno della finale di Champions, la mia Juve contro i galacticos del Real Madrid. Sono in clima partita ormai da un po’ di tempo, con la convinzione che questa sarà la volta buona, Gigi Buffon si merita la coppa, ce la meritiamo anche noi tifosi. Con Gianni, amico dal cuore bianconero, abbiamo organizzato la trasferta a Torino: partiamo alle 10:30 come da programma, vogliamo vivere le emozioni di questa finale insieme al popolo juventino in Piazza San Carlo.

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In viaggio verso Torino

Il viaggio in auto scorre tranquillo tra riti scaramantici e battute sulle ultime interviste alla radio, arriviamo a Torino all’ora di pranzo e dopo un panino vegano al Flower Burger (ve ne avevamo già parlato con entusiasmo in questo articolo!), decidiamo di fare un sopralluogo in Piazza San Carlo per vedere di persona la situazione. Lungo le vie del centro c’è già un’atmosfera di festa, tantissime persone con le magliette dei propri idoli, da Higuain fino a Del Piero, per tanti ancora capitano morale della Juventus. Bandiere bianconere, sorrisi, un bel sole ad illuminare la città: un paradiso per noi tifosi dall’animo gentile.

 

Purgatorio

Al nostro arrivo la piazza conta già qualche centinaio di spettatori assiepati davanti al maxischermo, posizionato proprio a due passi dalla Chiesa di San Carlo Borromeo. Sono le tre del pomeriggio. Ci avviciniamo ad uno degli accessi controllati per chiedere informazioni e ci viene chiesto se dobbiamo entrare in piazza per guardare la partita, perchè in caso contrario dobbiamo deviare nelle strade limitrofe. Tentenniamo qualche istante, la nostra idea era quella di fare una piccola passeggiata, magari scattare un selfie beneaugurante sotto la Mole Antonelliana, una birretta e poi verso le sei entrare in piazza. Vista la nutrita presenza di pubblico, abbandoniamo però queste velleità da turisti ed entriamo in Piazza San Carlo dal lato sud. Qui i poliziotti ci chiedono se negli zainetti abbiamo del vetro, rispondiamo di no e ci fanno passare. Da un gesto degli addetti alla forza pubblica deduco che hanno passato il metal detector per controllare il contenuto.

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Piazza San Carlo verso le ore 15, già in tanti davanti al maxischermo

Noi abbiamo soltanto plastica, una bottiglia d’acqua da un litro e mezzo, che dovremo centellinare come uccellini fino al termine della partita. Il sole batte forte mentre ci mettiamo a pochi metri dalle transenne che separano la zona del pubblico dal maxischermo. La visuale è ottima e tra cori, immagini dei nostri campioni sul video, nuove amicizie con tifosi provenienti da tutta Italia (anche da Cagliari e Catanzaro!!) e l’adrenalina che aumenta sempre più, viene presto il momento dei collegamenti in diretta con Cardiff. Piazza San Carlo va sempre più riempiendosi, noi che siamo in posizione avanzata lo capiamo dalle riprese aeree: la marea bianconera fa impressione!

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Piazza San Carlo a due ore e mezza dall’inizio della finale di Champions

La conseguenza dell’aumento di densità è che gli spazi cominciano sempre più a scarseggiare, ci troviamo gomito a gomito con gli altri ragazzi, ciò nonostante i venditori abusivi di birre in bottiglia di vetro trovano lo stesso il modo di infilarsi e di rompere le scatole. Chi li ha fatti entrare? A noi avevano chiesto se avevamo vetro, non ci avrebbero fatti passare.

Intanto intorno a noi aumenta sempre più il numero delle bottiglie gettate a terra. A volte non si respira, specie quando qualche intelligentone accende un fumogeno: ci mettiamo la sciarpa davanti a naso e bocca e cerchiamo di tenere botta. Comincia anche a piovere, leggermente, ma ci sono nuvole scure non proprio simpatiche all’orizzonte. Finalmente però scendono in campo per il riscaldamento Buffon e compagni, seguiti dall’entusiasmo di tutta la piazza, che esplode di gioia tra cori, trombette e bandiere bianconere che sventolano a più non posso. Subito dopo l’esibizione dei Black Eyed Peas, la partita finalmente ha inizio. Siamo con voi ragazzi, anche se in questo purgatorio di fumo, sudore e vetro. Ci crediamo, stavolta ci crediamo davvero!

Piazza San Carlo in festa pochi istanti prima del calcio di inizio

 

Inferno

La Juve gioca bene, ma il Real Madrid segna un gol con il suo campione, Cristiano Ronaldo. C’è amarezza, ma la consapevolezza che possiamo rialzare la testa. Così è: cross, Higuain fa sponda per Mandzukic, rovesciata: gol spettacolare!!! Ricorderò gli attimi successivi a questo fantastico gol come se si fosse aperto un vortice spazio temporale: giravamo intorno, urlavamo di gioia, ci abbracciavamo. Un vero delirio di felicità. Magari potessi ricondurre questa serata all’esultanza per il gol del pareggio della Juve. Non è così. Mentre io, Gianni e molti altri tifosi cantavamo di gioia, qualcuno pensa bene di festeggiare rompendo qualche bottiglia di vetro a terra. Non lo vedo di persona, ma me lo fanno notare due ragazzi. Che idiozia. Ma inizia il secondo tempo. Purtroppo la Juve, metaforicamente parlando, non entra proprio in campo. Gol del Real, ancora su rimpallo fortunato, ma la fortuna va cercata. Cristiano Ronaldo dopo qualche altro minuto ci da il colpo di grazia, segnando il 3-1 con una fantastica giocata.

Ora in Piazza San Carlo scende un silenzio quasi surreale, il silenzio della rassegnazione: anche stavolta le cose non stanno andando per il verso giusto, la maledizione della Champions ci attanaglia. E in questo silenzio, quando le forze cominciano a venire meno per la stanchezza delle ore passate in piedi, un boato che sembra far tremare la terra e i palazzi che circondano la piazza mi riempie il cuore di paura. Mi giro e vedo una marea di gente cadere all’indietro, come un diabolico effetto domino e questo ruggito sovrumano riempie il cielo di Torino. E’ un camion penso, è entrato in piazza e sta investendo e maciullando corpi.

Mi giro per scappare, ma vengo investito dal fiume in piena del popolo bianconero in preda al panico, che grida aiuto, scappate, bestemmia. Cado a terra, ma per fortuna riesco a rialzarmi quasi subito. Dov’è Gianni? Non lo so, non riesco a guardare da nessun’altra parte perchè continuo ad essere scaraventato in avanti anche se non voglio. Cado di nuovo, qualcuno mi da un calcio ad una spalla, mi rialzo, cado ancora. Il mio zainetto si infila nel braccio di un uomo con la maglietta azzurra davanti a me, riesco a vedere solo il colore della maglia, scusami amico, devo cercare di riprendere lo zaino. Lui cade a terra all’indietro mentre glielo sfilo dal braccio, poi vengo nuovamente travolto.

Perdo una scarpa, cazzo, ma resto in piedi. C’è una transenna davanti a me e qualcuno che grida CALMI, STATE CALMI, NON E’ NULLA!!! Afferro la transenna con entrambe le mani e mi posiziono a gambe aperte come se fossi un contrafforte. La gente mi sfila ai lati, mi spinge, ma rimango lì. Devo recuperare la scarpa, penso. Se ci sono persone che invitano alla calma forse non c’è un pericolo reale.

Finalmente l’onda anomala sembra essere andata oltre, perlomeno ha perso in potenza. Riesco a girarmi indietro, a terra c’è di tutto: sciarpe, magliette, scarpe, zainetti. Tutto abbandonato durante la fuga. Prendo una scarpa, ma non è la mia. Alzo una maglietta, niente da fare. Dopo qualche tentativo sono fortunato e la trovo, la rimetto ai piedi e poi con non so quale coraggio torno sui miei passi per cercare Gianni. Perdo sangue da una caviglia, ma mi pare roba di poco conto. Tampono con un fazzoletto che ho in tasca. Piazza San Carlo è una grande discarica a cielo aperto.

C’è gente a terra, gente che urla di tutto, sangue e orrore. Qualcuno viene portato via tra le braccia. Qualcuno deve essere rianimato. Ci sono ragazze che piangono, gente che rovista tra gli zainetti. Mi dirigo verso il porticato dove c’è il Caffè Torino, precisamente sotto al tendone con la scritta Torino, perché è lì che io e Gianni ci eravamo dati appuntamento nel caso ci fossimo persi di vista durante il match. Niente da fare. “Cos’è successo?” mi chiede qualcuno, ma credo che la mia espressione gli abbia fatto capire che non sapevo nulla. “È un inferno, un vero inferno” dice qualcuno al telefono.

Gianni non c’è, non lo trovo nemmeno qui. Io sembro uno spettro e mi aggiro lungo il porticato con espressione persa. Ed è qui che vengo di nuovo preso dal terrore mentre il ruggito torna a divampare nell’aria e di nuovo la massa di gente mi sbalza in avanti. È la seconda ondata. Stavolta non cado, ma mi succede qualcosa di strano. Sento gridare “CALMA, STATE CALMI!!!” da qualche parte non troppo lontana e allora mi volto e incazzato come una pantera affronto la nuova ondata. “NON È NIENTE CAZZO, STATE CALMI!!!!”. Ma ovviamente nessuno mi ascolta, sono tutti presi nuovamente dal panico. Non c’è niente, non ci sono camion. Io al kamikaze non ho proprio pensato, non so perchè.

Mi avvicino ai mezzi di soccorso ai lati del maxischermo e chiedo spiegazioni. “Ci hanno detto che è caduto un cornicione e la gente si è spaventata. Comunque ti consiglio di metterti al riparo al più presto”. Questa è la prima cosa che mi viene detta. Mi giro e vedo che ci sono persone davanti al video che guardano la partita, come se nulla fosse accaduto. Non ci credo, mi pulisco gli occhi. È proprio così invece.

Continuo la mia ricerca e nel frattempo provo a chiamare Gianni, ma la linea non prende. Mando un messaggio su whatsapp…la rete dati sembra funzionare. Riprovo a chiamare e finalmente trovo libero. Gianni è al salvo dentro ad un ristorante, ma non sa bene dove. Cade la linea. Rabbia e sollievo. Sono ormai esausto, ma provo a spostarmi dalla piazza, vado verso Porta Susa, dove abbiamo lasciato l’auto. Mi ferma un ragazzo, che sembra molto scosso. “Ehi ma cosa è successo” – mi chiede. “Non lo so, a me hanno detto del cornicione, tu non hai sentito nulla?. “A me hanno detto che è stato un petardo a scatenare il panico”. Un petardo? Non mi sembrava di aver sentito uno scoppio. “Non posso nemmeno chiamare i miei amici, il telefono si è rotto durante la fuga” – mi dice. “Tieni, prova col mio”. “Grazie amico, ma non ricordo i numeri a memoria. Grazie lo stesso”. Continuo a camminare e intanto riesco a trovare nuovamente la linea. Gianni è in Piazza Solferino. Mi avvicina un altro ragazzo. “Scusa, sai dov’è Piazza Solferino?” – “Vieni con me, ci sto andando!”. Ha perso anche lui i suoi amici, sono venuti da Fano e si fermeranno per la notte, mi dice. Lui vorrebbe andare via subito da questo delirio. Non fatico a crederci.

Vedo Gianni sotto la statua del cavallo di Piazza Solferino, sta parlando con un altro ragazzo. “Ehi, come stai?”. Mi fa vedere una brutta ferita all’addome, è caduto a terra dice, è stato sommerso da cinque o sei persone, non riusciva a respirare. Un vetro gli si è conficcato tra le costole, ma sembra una ferita superficiale per fortuna. Raggiungiamo un’ambulanza ai margini della piazza, si mette in fila per farsi medicare. C’è un ragazzo che ha la gamba completamente invasa dal sangue. Orribile. Una ragazza invece ha tutte le braccia piene di frammenti di vetro. I soccorritori fanno quello che possono, ma è un delirio. La gente arriva da ogni parte per farsi vedere. Gianni sembra quasi voler desistere “C’è gente messa molto peggio di me, Ale. Andiamo”. “Aspetta, fatti mettere un pò di disinfettante!”. Alla fine gli danno una garza imbevuta di acqua ossigenata. Arriviamo all’auto esausti, sporchi di sangue e ancora sotto shock, ma non vediamo l’ora di andarcene. Mando un sms a casa per dire che sto bene. Poi partiamo, lasciandoci l’inferno di Piazza San Carlo alle spalle. Accendiamo la radio, per capire qualcosa di più su quanto avvenuto, ma le notizie sono confuse, contrastanti.

È invece chiaro che a Londra c’è stato un attentato, con diverse persone morte: un furgone, dicono, ha investito dei passanti sul London Bridge. La follia continua su questa terra, questa notte di orrore sembra non finire mai.

 

Tante domande, nessuna risposta

Sono trascorsi diversi giorni e ancora non sono riuscito a capire, nessuno lo ha capito, cosa sia successo veramente in Piazza San Carlo sabato notte. Prima i giornali hanno dato la colpa ad un ragazzo a torso nudo con lo zainetto, in un video si vede la gente allontanarsi impaurita mentre lui allarga le braccia come a simulare il gesto di un kamikaze pronto a farsi esplodere. Altre fonti parlano di cedimento di una ringhiera di accesso al parcheggio sotterraneo di Piazza San Carlo, mentre alcuni media invece puntano il dito su un gruppo di ultras facinorosi che, in preda all’alcool e alle droghe, avrebbero cercato di sfondare il muro umano per arrivare in prossimità del maxischermo.

Non so più a cosa credere. Di certo una spiegazione la si deve trovare, occorre dare una risposta anche a come sia stato possibile in primo luogo che i venditori abusivi di alcolici siano potuti entrare indisturbati, con i loro voluminosi carretti. Senza tutto quel vetro a terra i feriti sarebbero stati molti meno, senza ombra di dubbio. Inoltre, perché si è deciso di installare un solo maxischermo, creando di fatto un solo compartimento. Due anni fa, per la finale di Berlino contro il Barcellona, erano stati montati due maxischermi, separando di fatto la piazza in due aree distinte e con più spazio a disposizione. E infine, mi piacerebbe capire perchè la società non ha pensato di aprire lo Juventus Stadium a beneficio dei tifosi, installando i maxischermi sul campo da gioco, come ha fatto il Real Madrid al Bernabeu. Gli accessi sarebbero stati sicuramente più controllati, il pubblico sarebbe stato separato in settori diversi e la gestione delle criticità, nel caso, si sarebbe affrontata in maniera efficace. 

Ho passato una delle notti più terribili della mia vita, quando ero partito da casa per partecipare ad una festa. L’orrore che ho provato e visto non lo auguro a nessuno, ma se in un primo momento erano sconcerto e paura ad essersi impossessati di me, ora hanno lasciato spazio alla rabbia e all’indignazione per la mancanza di chiarezza e per tutto quello che poteva e doveva essere fatto per evitare che succedesse una tragedia. Solo un miracolo ha evitato che ci fossero morti. Sarebbe stato un nuovo Heysel, come ha dichiarato un anziano signore presente sia in Piazza San Carlo che nella tragica notte dell’85.

1527 persone ferite e sono solo quelle registrate. Noi juventini abbiamo un motto, ma forse è tempo di cambiarlo, perchè non è vincere, ma VIVERE, L’UNICA COSA CHE CONTA VERAMENTE.

Alessandro Mazzini

Alessandro Mazzini

Ho iniziato a viaggiare quando ero ancora bambino e da allora non ho più messo la testa a posto. Scoprire posti nuovi è la cosa che più mi piace e mi fa stare bene...E da quando conosco Chiara condivido questa passione con lei, che è la mia metà! Insieme prepariamo il trolley per la prossima destinazione, che sia una fuga d'amore, una semplice gita fuori porta o un'avventura da ricordare per tutta la vita!

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