Rumore di cicale, di vento tra le fronde degli alberi arsi dal sole, e nient’altro.
A Craco, un’ora di macchina da Matera, si giunge da una strada tutte curve e non ci si arriva per caso.
La Torre Normanna e il borgo sottostante, abbandonati al loro destino dall’incuria e dall’inesorabile scorrere del tempo, sembrano provenire da un’altra dimensione.
Craco è uno dei simboli della Basilicata, un luogo emblematico di una regione che più d’una volta ha dovuto fare i conti con scelte impopolari e spesso contestate.
Negli anni ‘60 la riattivazione di una frana storica ha causato lo scivolamento verso valle dell’intera parte bassa del paese, quella costruita su un terreno argilloso.
I contadini, gli “ultimi” come venivano definiti, davano la colpa all’impianto idrico e fognario da poco ultimati, ma non vennero ascoltati. Ignoranti. Il muro costruito negli anni ‘50, a sostegno della strada provinciale, sprofondò all’improvviso di 2 metri, scivolando nel contempo verso valle di ben 1 metro. Molte case vennero lesionate e ci fu paura, tanto paura, oltre all’evacuazione immediata.
Erano gli anni in cui in Italia si assisteva al boom del cemento armato. Quasi 2.000 persone furono invitate a raggiungere Craco Peschiera, dove vennero costruite le nuove case.
Qualcuno continuò ad occupare la propria abitazione nella parte alta del borgo, ma la successiva alluvione degli anni ‘70 e il terremoto del 1980 diedero il definitivo colpo di grazia. Craco Vecchia venne definitivamente abbandonata, preda di sciacalli, tombaroli, vandali e chi più ne ha più ne metta.

CRACO E IL CINEMA
Sin dagli anni ‘70 il borgo venne sfruttato come set cinematografico da diversi registi: Francesco Rosi fu il primo, con il film tratto dal romanzo di Carlo Levi, “Cristo si è fermato ad Eboli”.
Il paese fantasma di Craco salì poi agli onori della cronaca cinematografica mondiale nel 2004, quando Mel Gibson vi girò le scene conclusive di “The Passion”. Qualche anno dopo, Rocco Papaleo e il suo “Basilicata coast to coast”, furono determinanti per dare forza all’idea di una cooperativa di cittadini di Craco: quella di mettere in sicurezza il borgo, permettendone la visita.
Nel 2011 il Comune di Craco, dopo ingenti lavori di consolidamento, ha finalmente aperto al pubblico la parte bassa del paese: attraverso un percorso guidato si può arrivare fino ai piedi della Chiesa Madre.
Anno dopo anno i turisti sono aumentati, provenienti da ogni parte del globo: lo scorso anno (il 2017) si è raggiunta la cifra record di 12.000 presenze.

COME VISITARE CRACO
Quest’estate, durante il nostro on the road attraverso la Basilicata, anche noi abbiamo visitato Craco. L’accesso al borgo è consentito solo accompagnati da una guida.
E’ stato tutto molto semplice: in due persone non occorre prenotare, mentre se il gruppo è più nutrito meglio mandare una mail a serviziocracocard@comune.craco.mt.it e segnalare il giorno e l’ora di arrivo.
La prima cosa da fare è recarsi alla Mediateca Comunale: lì si acquista la Craco Card da 10 euro, che garantisce l’accesso al borgo.
Fatto ciò, caschetto in testa, comincia l’esplorazione di Craco: le guide vi accompagneranno lungo il percorso messo in sicurezza e vi racconteranno la storia del paese. Il tour in tutto dura 45 minuti: si parte ovviamente dalla parte bassa, dove venne costruito il muro di sostegno, poi mano a mano ci si addentra nel cuore del borgo antico.
Tra l’intonaco a calce e i mattoni color ocra, Il blu è un colore ricorrente a Craco: tante abitazioni hanno gli ingressi e le pareti interne dipinte con questa tonalità.
Una particolarità che è da ricondurre al periodo della peste, quando gli abitanti del paese lucano notarono che quel colore teneva lontane le mosche.

Le case sono state completamente svuotate da ogni oggetto, mobilio, persino le porte sono sparite: quello che resta sono solo macerie e alberi di fico, che crescono spontaneamente tra le mura che furono domestiche.
Craco però ha un fascino misterioso: la sensazione è quella di camminare in un luogo dove il tempo si è fermato.
Durante la visita guidata, lasciate andare avanti il gruppo e godetevi per qualche minuto il silenzio e l’atmosfera del borgo antico. Pensate ai giorni in cui queste vie erano piene di vita, di risate, di bambini che giocavano. Pensate alle famiglie riunite davanti al camino, nella stalla, a prendere calore dalle bestie. Altri tempi, altre usanze: è triste constatare che, piano piano, la storia di un’intera comunità va svanendo, sfaldandosi come l’argilla.


A Craco si cammina lentamente, si notano i particolari.
Una cupola rivestita di maioliche, l’elegante portale di Palazzo Grossi o ancora l’altare distrutto della Chiesa Madre, dedicata a San Nicola, e le due finestre sovrastanti, che hanno ispirato il regista di un film horror mai andato in onda in Italia.
Ci fermiamo ad ammirare il paesaggio circostante dalle finestre di uno dei palazzi nobiliari: colline e calanchi, a perdita d’occhio.
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Con un senso di inquietudine torniamo sui nostri passi, dirigendoci in gruppo verso l’uscita: a salutarci tre asinelli, che sembrano essere gli unici abitanti del paese.
Ancora una volta la Basilicata ci ha sorpreso: Craco è un luogo che fa riflettere, una delle tappe più affascinanti del nostro viaggio. E ancora non sapevamo dove avremmo dormito quella sera…

18 commenti su “Craco, dove il tempo si è fermato”
Ragazzi non conoscevo questo Borgo. Molto particolare e credo unico nel suo genere sicuramente vale la pena visitarlo durante un viaggio in Basilicata. Come al solito nei vostri racconti ci sembra di camminare a fianco a voi
Hai ragione Claudia, Craco è assolutamente unico nel suo genere! Non per niente ha fatto perdere la testa a più di un regista: l’atmosfera del suo centro storico è indescrivibile. Un abbraccio grande ragazzi! 🙂
Certo vista così con tanta luce, con quel cielo blu e quei paesaggi da dipinto è quasi “bella” questa città in rovina. Pensa però la notte! No non fraintendermi, non per la paura ma per la bellezza ancora più religiosa passami l’aggettivazione! 😛
Immagino la luce della luna insinuarsi fra le aperture dei tetti crollati! E poi quanto sarebbe figo introdursi a tradimento con un’incursione in solitaria e senza l’incombenza della visita in gruppo?
Sto scherzando non si fa! 😉 (poi però in privato mi dici se ci sono sbarre o cancelli) 😛
Nonostante tutto ammetto di fare molta fatica a figurarmela viva e vissuta però con le tue parole le hai reso giustizia, complimenti per il bel pezzo! 😉
PS: niente, ogni volta che sento quel nome ho un rash cutaneo da livelli di shock anafilattico 🙁 non chiedermi quale ti prego…
No Dani, non te lo chiedo, perché lo so già…:-P
No, non chiedermi quale…o meglio non te lo dico qui, ma in privato! ahahaha
Comunque devo ammettere che immaginarla di notte, al chiaror di luna, è un’immagine molto suggestiva e sono sicuro che sarebbe un’esperienza quasi mistica! E ti dirò, credo che qualcuno lo abbia sicuramente fatto…ma appunto, non si fa, è vietato!! #alt
Un abbraccio e buon black friday! 🙂
hahhahaah come a dire “so dove abiti” hahahaah 😛 Dimentico sempre di aggiungere il servizio privacy quando rinnovo 😀 😀
Buone spese di black friday anche a voi! L’aspettavo anche io per acquistare il parcheggio all’aeroporto con lo sconto 😉
È il luogo in Basilicata che più mi ha toccato il cuore.
A Craco il silenzio fa un rumore assordante.
E’ vero, un silenzio che parla, come si suol dire. Parla di qualcosa che non c’è più e che si sta dimenticando. E fa male pensarlo.
Una vera città fantasma quindi. Questi sono luoghi che hanno un fascino contrastante. Se da un lato amo la quiete, la pace e l’enfasi che trasuda ogni singolo mattone, dall’altra saperla vuota e abbandonata mi rattrista non poco. Deve essere stato difficilissimo per gli abitanti lasciare il proprio paese ed è assurdo che oggi ci si possa tornare solo accompagnati e con tanto di elmetto. E la cosa ancora più assurda è che in Italia ci sono davvero tanti siti come questo 🙁
Forse Craco fa ancora più impressione perché lo vedi arrivando da lontano, arrampicato su una collina che sembra bruciata dal sole. E quando, passeggiando tra le sue vie, vedi le case svuotate ed in rovina, ti piange il cuore. Tante persone hanno dovuto abbandonare all’improvviso la quotidianità, le proprie abitudini, ma soprattutto qualcosa a cui tenevano profondamente: le proprie radici.
Dovessimo mai decidere di fare un OTR in questa regione, inseriremmo sicuramente Craco nell’itinerario. Leggendo il vostro (bellissimo) post, ho sentito tanta tristezza, una tristezza rivolta ai tanti che hanno lasciato la propria città. Sono contenta, però, che si sia iniziato a “mettere mano” al borgo e che grazie al turismo ci sia una speranza di rinascita
Purtroppo non sarà facile Erica per Craco Vecchia risorgere dalle sue “ceneri”, perché è passato ormai troppo tempo dall’abbandono. E’ triste pensare che una comunità intera ha perso la propria città e che piano piano ogni cosa stia andando in rovina. La guida ci ha spiegato che, teoricamente, si potrebbero creare delle strutture ricettive, ma che sarebbero necessari ulteriori ed onerosi lavori di messa in sicurezza e in più non è facile trovare i vecchi proprietari o gli eredi.
Molto bello Alessandro come sei riuscito a rendere viva l’immagine di come era la vita a Craco. Per un attimo ho sentito le risate dei bambini, lo scoppiettio del fuoco, le voci delle famiglie sedute attorno.
Fa male vedere le rovine di questo paese fantasma sapendo che non c’è più vita.
Grazie Simo, le emozioni che si provano nel borgo vecchio sono davvero uniche, contrastanti e molto forti. Se avessimo avuto più tempo a disposizione, avremmo voluto parlare con qualcuno che ha vissuto personalmente l’abbandono di Craco. Forse un giorno ci torneremo, chissà!
Questo è un filone che amo molto. Già, i paesi abbandonati… li adoro. Mi piace visitarli e pensarli vivi come un tempo passato. Propio come hai raccontato te. Hanno un fascino particolare, forse anche per le tristi storie di sofferenze e dolori. Ci andrò sicuramente in un mio on the road?
L’On the road in Basilicata, te lo possiamo assicurare, è un’esperienza di viaggio fantastica! Si attraversano territori e borghi meravigliosi, assaporando tutto lentamente e pienamente. Craco è una gemma incastonata tra i calanchi, uno scenario davvero impressionante, soprattutto man mano che ci si avvicina ad Aliano. Assolutamente da non perdere, Falupe! 😉
Un abbraccio e buon fine settimana!
Ciao, volevo avvisare che purtoppo da giugno 2021 Craco non è più visitabile. Anche la mediateca è chiusa. Però vale comunque la prima andare a vedere il borgo anche solo dall’esterno
Marcella, grazie per la segnalazione, provvederemo ad aggiornare l’articolo il prima possibile. È un vero peccato che non ci sia più la possibilità di visitare il borgo!
Ciao, volevo avvisare che purtoppo da giugno 2021 Craco non è più visitabile. Anche la mediateca è chiusa. Però vale comunque la pena andare a vedere il borgo anche solo dall’esterno